L’agenzia di sicurezza generale interna israeliana, meglio nota come Shin Bet, ha rilasciato un rapporto sulle attività del 2017 e sui pericoli imminenti per il 2018.
A presentare i punti principali del rapporto è stato il Direttore dello Shin Bet, Nadav Argaman, in una riunione del Comitato Affari Esteri e Difesa della Knesset tenutasi a porte chiuse la scorsa settimana.
Di particolare interesse sono le cosiddette “minacce incombenti” quelle cioè che potrebbero colpire Israele in tempi relativamente brevi. Parliamo naturalmente dell’area di competenza della Shin Bet non del Mossad, quindi nel rapporto si parla di minacce interne dove per “minacce interne” si intendono anche quelle provenienti dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania.
La prima valutazione è ottimistica. I dati dicono che la decisione del Presidente Trump su Gerusalemme capitale non ha scatenato il pandemonio che si credeva, anzi, le violenze sono marcatamente in decrescita. A contribuire in parte alla diminuzione degli atti di violenza palestinese sarebbe stato, tra le altre cose, anche il rinvio della visita del vice Presidente degli Stati Uniti, Mike Pence, in Israele e più precisamente a Gerusalemme. Quella visita poteva scatenare proteste veementi e dare ai terroristi un buon motivo per agire. Ma il rapporto ci racconta anche di una opinione pubblica palestinese disaffezzionata alla retorica della ANP (Autorità Nazionale Palestinese) e più attenta a quello che Abu Mazen e la sua cricca mafiosa non hanno fatto per migliorare le loro condizioni di vita che, nonostante la pioggia di aiuti internazionali, con il tempo è andata peggiorando e non per colpa della cosiddetta “occupazione” ma a causa della corruzione e del vizio della leadership palestinese di incanalare gli aiuti internazionali sui conti dei boss della ANP piuttosto che usarli per quello per cui sono stati erogati. Insomma, a parte i soliti esagitati, la massa dell’opinione pubblica palestinese non crede più alla retorica di Abu Mazen.
Ma questo, che sembra essere un punto positivo, ne apre però uno che lo Shin Bet teme in maniera particolare, quello cioè del tentativo da parte palestinese di trasformare la questione di Gerusalemme da politica in religiosa. Solo in questo caso Abu Mazen e la sua cricca di corrotti potrebbero ottenere quelle grandi manifestazioni che si aspettavano e che non ci sono state (nonostante le strumentali esagerazioni dei media occidentali). Riuscire ad evitare che ciò avvenga è quindi una delle priorità dello Shin Bet per il 2018.
Ma il punto più preoccupante del rapporto dello Shin Bet è quello che parla di Hamas. Sulla base delle intercettazioni, delle testimonianze di collaboratori e delle indagini svolte a tutti i livelli è emerso che la dirigenza di Hamas sta progettando uno o più grandi attentati in Israele. Si dirà che è un cosa scontata, ma non è così. Fino a qualche tempo fa Hamas non aveva alcun interesse a inasprire la tensione con Israele e a parte le dichiarazioni verbali nel concreto i terroristi che tengono in ostaggio la Striscia di Gaza si guardavano bene dall’esacerbare la tensione con Israele. Ora questa condizione non c’è più, un po’ per la sempre più evidente debolezza interna di Hamas che quindi ha bisogno di un “rilancio di immagine”, ma soprattutto perché i terroristi devono dimostrare ai rinnovati alleati iraniani la loro effettiva capacità di colpire duramente Israele. E lo devono fare in fretta.
Fino ad ora Hamas, per le ragioni di cui sopra, ha tenuto a bada anche gli altri gruppi terroristici presenti a Gaza, dai salafiti fino alla Jihad Islamica, diretta emanazione dell’Iran. Ora questo non avverrà più e ci sono importanti informazioni che parlano di “forti pressioni” da parte della dirigenza di Hamas affinché nel più breve tempo possibile si effettuino grandi attentati in Israele e in Giudea e Samaria. E proprio la Giudea e Samaria sarebbe il terreno adatto a tali attentati in quanto otterrebbe il doppio beneficio di indebolire la ANP e non scatenerebbe la reazione israeliana sulla Striscia di Gaza.
L’uomo chiave che lo Shin Bet (unitamente al Mossad) sta tenendo d’occhio si chiama Salah Arouri. Originario della Cisgiordania è stato di recente promosso al grado di vice-presidente di Hamas. E’ lui che con i suoi viaggi tra il Qatar, l’Iran, il Libano e la Turchia sta cercando di organizzare i grandi attentati che nelle intenzioni di Hamas dovrebbero servire da un lato come rilancio e dall’altro come arma contro la ANP. Dalle intercettazioni (preoccupanti) è emerso che Arouri sta organizzando attentati suicidi nei centri commerciali israeliani, attacchi agli autobus e con autobombe. L’allarme dello Shin Bet è giudicato “molto serio” e la minaccia ritenuta “reale e credibile”.
Il rapporto dello Shin Bet racconta anche dei successi ottenuti dall’agenzia nel 2017 (attacchi sventati e individuazione e smantellamento di decine di cellule di Hamas) ma le preoccupanti previsione per il 2018 hanno preso decisamente il sopravvento sugli indubitabili successi dello Shin Bet nel 2017.
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