La Striscia di Gaza è una bomba umana pronta a esplodere. Non si contano più i tentativi da parte dei palestinesi di attraversare il confine con Israele. Ma non, come si potrebbe pensare, per motivazioni terroristiche, lo fanno perché vogliono cercare un lavoro in Israele, fuggire dalla miseria imposta da Hamas.
Secondo il Comando Sud del IDF il 2015 è stato un anno da record per i tentativi di fuggire da Gaza attraverso Israele. Rispetto ai tentativi del 2014 che sono stati appena 19, nel 2015 ce ne sono stati 140 bloccati direttamente sul confine, mentre sono stati 249 gli abitanti di Gaza intercettati e arrestati già in Israele. E le previsioni sono addirittura peggiori. Secondo fonti di intelligence i palestinesi che vorrebbero fuggire da Gaza attraverso Israele sarebbero migliaia tanto che a Gerusalemme stanno pensando di raddoppiare i permessi di uscita dalla Striscia.
Dopo che l’Egitto ha chiuso il valico di Rafah il passaggio principale per i palestinesi in fuga da Gaza è diventato il valico di Erez. Ogni giorno centinaia di palestinesi chiedono il permesso di entrare in Israele per cercare lavoro o semplicemente per fuggire da Hamas. La lista di attesa è lunghissima, circa 50.000 persone, per lo più studenti universitari, lavoratori stagionali e imprenditori, attendono il permesso di ingresso in Israele.
La situazione a Gaza
A monte di questa fiumana umana che cerca di fuggire da Gaza c’è la drammatica situazione creata da Hamas. I miliardi di dollari che dovevano servire per la ricostruzione delle case e delle infrastrutture distrutte durante l’operazione Margine Protettivo sono stati usati da Hamas per il riarmo e per la ricostruzione dei tunnel del terrore. Oggi a Gaza il 53% dei giovani è senza lavoro, il PIL è di appena 1.000 dollari pro capite rispetto ai 4.000 della Cisgiordania, l”acqua potabile non è accessibile a tutti e chi ha accesso all’acqua potabile ce l’ha solo per poche ore e non tutti i giorni. Stesso discorso per l’energia elettrica. Le aziende di Gaza non possono lavorare perché non hanno energia elettrica. Gli aiuti umanitari che quotidianamente entrano da Israele vengono intercettati da Hamas e non vengono distribuiti. Il risultato è che una buona fetta della popolazione è alla fame e al freddo.
Donatori internazionali indifferenti e complici
Il silenzio dei donatori internazionali sulla drammatica situazione a Gaza è un silenzio complice, in particolare quello della UE. Il dissalatore che avrebbe dovuto rivolvere il problema dell’acqua potabile è bloccato da oltre quattro anni e nessuno sa che fine abbiano fatto i fondi destinati a questa opera. La centrale elettrica a combustibile è obsoleta e non garantisce la fornitura di energia. Israele e Qatar si erano quasi accordati per portare il gas nella Striscia di Gaza ma l’ala militare di Hamas si è messa di traverso e al momento tutto è bloccato. Invece di ricotruire le case sono stati ricostruiti i tunnel del terrore. Si ha l’impressione, molto netta, che Hamas usi la drammatica situazione della popolazione di Gaza come arma di pressione e di propaganda quando in effetti è proprio Hamas a voler tenere la popolazione in questa drammatica situazione. Cercano di far aumentare le pressioni su Israele affinché rimuova il blocco e spesso gli europei ci cascano. Ma nessuno controlla quello che sta facendo Hamas. Qualcosa si muove solo nell’ambito delle agenzie internazionali di aiuto che finalmente cominciano ad ammettere (anche se non ufficialmente) che la mancata ricostruzione di Gaza non è attribuile né a Israele né al blocco ma ad Hamas. Ma siamo ancora al minimo sindacale.
Situazione al limite e tensioni interne ad Hamas
La situazione sociale e umanitaria a Gaza è veramente al limite. Turchia e Qatar raggiungono accordi con Israele per lenire in parte le sofferenze della popolazione di Gaza ma lo fanno trattando con l’ala politica di Hamas, mentre l’ala militare ha già scelto l’Iran come interlocutore e spera di portare la situazione al limite proprio per provocare un nuovo conflitto. Il risultato è che qualsiasi accordo risulta essere inutile. Così migliaia di palestinesi cercano di uscire dalla Striscia di Gaza in cerca di una via di scampo dalla miseria e, probabilmente, dalla prossima guerra.
Scritto da Maurizia De Groot Vos
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