Obama consegna l’Egitto alla Russia su un piatto d’argento

12 Ottobre 2013

obama-egitto

Continua imperterrita la politica sfascista di Obama in Medio Oriente. Con la decisione di interrompere gli aiuti militari all’Egitto costringe nei fatti l’esercito egiziano a cercare aiuto da altre parti. E la Russia di Putin è in agguato.

L’errore di Obama è a dir poco clamoroso. L’Egitto ha il più grande esercito del Medio Oriente, controlla il Canale di Suez, è l’unico Paese arabo (insieme alla Giordania) ad avere un trattato di pace con Israele. Teoricamente la stabilità di tutto il Medio Oriente dovrebbe passare per la terra dei faraoni. E cosa fa Obama? Prima supporta apertamente il regime islamista di Mohamed Morsi e dei Fratelli Musulmani poi, non pago, quando l’esercito a seguito di una fortissima sollevazione popolare depone Morsi, invece di sostenerlo lo critica in maniera più o meno aperta e infine taglia gli aiuti militari promessi che consistono in carri armati, elicotteri da combattimento, missili e pezzi di artiglieria oltre a 260 milioni di dollari in contanti, il tutto mentre l’esercito egiziano è impegnato in una difficilissima lotta contro gli integralisti islamici nel Sinai, uno dei punti più strategici del Medio Oriente proprio perché si affaccia sul Canale di Suez.

Il rischio Russia

Come detto l’esercito egiziano è il più grande del Medio Oriente e fino ad oggi è stato uno degli alleati di ferro per Washington, ma con questa decisione Obama rischia seriamente di perdere quello che dopo Israele è il più importante alleato degli Stati Uniti nella regione e di consegnarlo alla Russia. Non è un caso che in questi giorni al Cairo ci siano alcuni consiglieri militari di Putin.

Un campanello di allarme per Obama doveva essere la improvvisa e imprevista visita in Russia del Ministro degli Esteri egiziano, Nabil Fahmy, avvenuta a settembre. Già in quella occasione sull’Egitto pendeva la minaccia dei tagli americani agli aiuti militari e quella visita serviva a sondare il terreno sul possibile subentro russo oltre a rafforzare enormemente i rapporti tra Russia ed Egitto. Per di più quella visita arrivava proprio in un momento topico, cioè quando gli Stati Uniti minacciavano un intervento in Siria, cioè contro il maggiore alleato russo in Medio Oriente. Quale miglior modo per il Cremlino  di trovare un sostituto della Siria? Oltretutto, anche strategicamente, non c’è paragone tra la Siria e l’Egitto.

Un altro segnale per Obama doveva arrivare dalle analisi degli esperti economici e militari egiziani, più volte riprese dai giornali in Egitto, analisi che indicavano al nuovo Governo egiziano di cambiare rotta e di non dipendere più dai soli aiuti americani ed Europei, per di più ridotti al lumicino, ma di guardare oltre, cioè a maggiori interazioni e cooperazioni con la Russia, la Cina e altri Paesi del mondo arabo. Ma neppure questo ha fatto rizzare le antenne di allarme a Obama. Ora, dopo la decisione di due giorni fa di tagliare gli aiuti militari all’Egitto, potrebbe essere tropo tardi.

La rabbia di Abdel Fatah al- Sisi

Saputa della decisione di Obama di tagliare gli aiuti militari all’Egitto, è esplosa la rabbia del capo dell’esercito egiziano e uomo forte del nuovo Governo, il Gen. Abdel Fatah al- Sisi. In una dichiarazione rilasciata ieri ad alcuni media egiziani il Generale al-Sisi ha detto che «se gli Stati Uniti hanno deciso di boicottare il nuovo corso democratico dell’Egitto, agli egiziani non resta che prenderne atto e di cercare nuove alleanze strategiche». La minaccia di al-Sisi è esplicita e non lascia spazio alle interpretazioni. Un po’ più prudente e diplomatico il portavoce del Ministero degli Esteri, Badr Abdel Atty, il quale in una dichiarazione fatta alla stampa egiziana ha detto che «la decisione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di tagliare gli aiuti militari all’Egitto solleva questioni riguardanti la disponibilità degli Stati Uniti a fornire programmi di sicurezza e un supporto strategico stabile all’Egitto. Su questo dovremo ragionare con molta attenzione». Più diplomatico ma il succo è lo stesso di quanto detto da al-Sisi.

Non so se alla Casa Bianca si stiano rendendo conto dell’errore che stanno facendo, ma ho poche speranze che sia così. Obama sta consegnando l’Egitto alla Russia su un piatto d’argento e se proprio gli va male ne approfitterà anche la Cina. Sono decenni che Mosca e Pechino stanno cercando in tutti i modi di entrare in Egitto e di certo non si lasceranno sfuggire questa possibilità specie adesso che rischiano di perdere la Siria.

Adrian Niscemi

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