Sul nucleare iraniano stiamo assistendo al suicidio collettivo della diplomazia internazionale. Non ci sono altre parole per definire un accordo fantoccio che sembra arrivato al capolinea tra il gruppo dei 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna più la Germania) e l’Iran.
Secondo quanto si apprende da fonti di stampa iraniana il gruppo dei 5+1 guidato dalla famigerata Catherine Ashton avrebbe accolto la proposta iraniana che si basa sulla interruzione temporanea di una parte del programma nucleare iraniano in cambio di un sostanziale allentamento delle sanzioni. L’interruzione temporanea sarebbe per un tempo di sei mesi durante i quali i negoziatori dovranno stipulare un accordo definitivo. La proposta iraniana si baserebbe sulla temporanea interruzione dell’arricchimento dell’uranio in alcune centrali ma non riguarderebbe né la consegna dell’uranio già arricchito, né lo stop dei lavori alla centrale ad acqua pesante di Arak.
“Tutto bene” diranno quindi gli ottimisti. Nemmeno per idea, anzi, tutto male. L’Iran dispone già di abbastanza uranio arricchito per costruire diverse bombe atomiche – lo dice un rapporto della ISIS e l’ultimo rapporto della AIEA – e il fatto che non lo voglia consegnare la dice lunga sulle intenzioni iraniane. C’è poi la questione del reattore ad acqua pesante di Arak. A cosa serve un reattore ad acqua pesante se non per produrre plutonio? Infine non è chiaro quali linee di arricchimento dell’uranio fermeranno gli iraniani. Se sono quelle in dismissione, le vecchie IR-1M di concezione pakistana, oppure le nuovissime IR-2M in grado di arricchire l’uranio a una velocità decuplicata rispetto alle vecchie centrifughe. Considerando che negli ultimi mesi in Iran hanno installato migliaia di nuove centrifughe IR-2M è impensabile che arrestino proprio quelle.
In sostanza l’Iran promette di fermare le vecchie linee di arricchimento senza fermare quelle nuove, da accesso agli ispettori della AIEA nella centrale di Fordo, ma dopo che è stata opportunamente “depurata”, non consegna l’uranio già arricchito, non spiega a cosa serve il reattore di Arak, non spiega dove ha portato i laboratori della centrale di Natanz dove è più che accertato che stavano collaudando detonatori nucleari e un sistema di miniaturizzazione. Ma soprattutto, non spiega cosa ci facciano suoi ingegneri atomici in Corea del Nord. Possibile che a nessuno sia venuto in mente che stanno semplicemente decentralizzando la fase finale del programma nucleare iraniano?
Ho l’impressione che si stia assistendo a una manovra ben orchestrata unicamente per delegittimare un eventuale intervento israeliano contro il nucleare iraniano, cioè mettere Israele di fronte a un accordo pessimo, quasi suicida, ma fatto passare per un importante passo avanti, un passo tale che per la comunità internazionale non giustifichi un intervento militare israeliano.
E non sono l’unica a pensarla così se è vero (ed è vero) che ieri Netanyahu ha dato in escandescenza quando ha capito la mossa orchestrata dal trio Obama, Ashton e Iran, una mossa vigliacca com’è nello stile di Obama e perfida com’è nello stile della Ashton e degli iraniani.
Insomma, il mondo sta cadendo nel trabocchetto iraniano e ci sta cadendo con tutte e due i piedi. Il risultato è che i sauditi si comprano un arsenale nucleare belle che fatto in Pakistan ed è presumibile che altri Paesi arabi (ai quali non mancano certo le risorse finanziarie) faranno lo stesso. Paradossalmente quindi la politica Obama-Ashton che vorrebbe denuclearizzare il Medio Oriente ottiene l’effetto esattamente contrario. Era più che prevedibile, un rischio che fior fiore di analisti avevano ipotizzato ma che non ha minimamente sfiorato il minimalistico cervello di questi due “statisti” che tra qualche giorno potranno così tornare ad interessarsi della loro vera passione, l’inutile questione palestinese.
Miriam Bolaffi
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