Premesso che l’accordo sul nucleare iraniano fa schifo, premesso che il Presidente Trump ha ragione quando dice che quell’accordo non impedirà a Teheran di dotarsi di armi nucleari e che l’Iran è un pericolo mortale per tutto il mondo, tutto ciò premesso la decisione presa ieri dal Presidente americano di “decertificare” l’accordo sul nucleare iraniano, decisione che con ogni probabilità sancirà l’uscita unilaterale degli USA dall’accordo con l’Iran attraverso l’INARA (Iran Nuclear Agreement Review Act), è un bel salto ne buio per tutta una serie di motivi.
Il primo motivo che mi viene in mente più che un vero e proprio motivo è una domanda: whats now? Cosa succede adesso? L’impressione che si ha è che il Presidente Trump non abbia una strategia post-accordo il che in un quadro già complesso come quello mediorientale è un po’ come procedere a tentoni. Cosa faranno gli Stati Uniti per impedire che l’Iran ottenga ordigni nucleari? Cosa faranno al prossimo test balistico iraniano? Non sono domande da nulla. Ieri il Presidente Trump è stato durissimo con Teheran e ha detto cose più che giuste quando ha affermato che «l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 voluto da Obama altro non è che un piano strategico degli iraniani per uscire dalla stretta delle sanzioni. La possibilità di uscire dall’isolamento vuol dire per l’Iran avere soldi da investire nel finanziamento del terrorismo. Mentre si accelerava sull’acquisizione dell’arma nucleare. A cosa è servito quell’accordo se ha fermato la macchina del nucleare iraniano solo temporaneamente?». Ma alle parole seguiranno i fatti? Qual’è l’alternativa all’accordo? Attaccare l’Iran? Al momento è una operazione complessa e rischiosa. Poteva essere fatta qualche anno fa ma ora la situazione è cambiata e non di poco. Se il Presidente Trump ha un piano (che non viene certo a dire a noi) allora il discorso cambia, ma se questo piano (come temo) non c’è allora l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano non solo non cambia nulla, ma potrebbe persino portare gli iraniani ad accelerare i loro piani di morte.
Il secondo motivo è legato direttamente al primo. Il quadro in Medio Oriente è complicatissimo. Pesi e contrappesi sono saltati e le alleanze cambiano in continuazione. Le uniche due certezze su cui gli Stati Uniti possono contare sono Israele e il Kurdistan iracheno, ambedue però accerchiati da nemici temibilissimi pronti a saltar loro addosso. Se ciò dovesse avvenire anche a causa delle decisioni di Trump, il Presidente americano e pronto a gettarsi in un conflitto al fianco dei suoi alleati regionali oppure li abbandonerà al loro destino? Non è una domanda da niente visto che per esempio con il Kurdistan il Presidente americano non si è comportato proprio bene e anche con Israele fino ad ora non ha mantenuto le promesse fatte. E se c’è una cosa certa è che dopo questa decisione l’Iran aumenterà il suo impegno nella politica anti-israeliana cercando di consolidare le sue posizioni in Siria e in Libano. Questa è una operazione che Israele non può permettere, Netanyahu lo ha ribadito anche di recente in maniera ufficiale alle Nazioni Unite. La conseguenza sarà un aumento considerevole della già alta tensione nel confine nord di Israele. Trump è pronto a una eventualità de genere? E nel caso iraniani, turchi e iracheni attacchino il Kurdistan, Trump è pronto a schierarsi con gli alleati Peshmerga? Se si accende una miccia si deve essere pronti alle conseguenze altrimenti è come lanciare un sasso e poi nascondere la mano.
Lo ribadisco, che l’accordo sul nucleare iraniano sia una schifezza apprezzata solo da Obama, dalla Mogherini e da quei Paesi interessati agli accordi commerciali con gli Ayatollah è un dato di fatto, ma ho l’impressione che per mettere una toppa a un errore clamoroso se ne stia facendo uno peggiore con l’aggravante di non considerare le conseguenze immediate nella regione. Quella presa dal Presidente Trump sarebbe una buona decisione se poi gli Stati Uniti sono pronti a pagarne le conseguenze e a mettere in preventivo un conflitto aperto con Teheran. Lo sono veramente? No perché l’Iran non è isolato, tutt’altro, erano decenni che non era così forte e influente anche grazie all’accordo sul nucleare. La Russia appoggia pienamente e convintamente gli Ayatollah, l’esercito di Teheran è ben armato e addestrato, checché ne dicano gli analisti da salotto europei, gli Hezbollah alleati dell’Iran hanno decine di migliaia di missili puntati sulle città israeliane. I macho da salotto diranno che non c’è problema, che Israele può affrontare tutti e tutto. Certo, ma non sono loro che vanno a morire al fronte, non sono loro a rischiare di vedersi arrivare in testa migliaia di missili, non sono le loro famiglie a dover tenere la maschera a gas a portata di mano e la porta del rifugio antimisile sempre aperta.
Ieri sera Netanyahu ha mostrato di apprezzare le parole dette da Trump, come poteva essere altrimenti? Ma siamo sicuri che a Gerusalemme apprezzino anche quello che probabilmente ne seguirà? Sono in tanti in Israele a chiedersi cosa succede adesso. Whats now? I fronti aperti per Gerusalemme sono tanti e si stava lavorando per ridurli in modo da potersi concentrare solo sul pericolo iraniano, ma questa accelerazione non è salutare per l’immensa opera di riduzione del rischio messa in piedi da Netanyahu. Il Premier israeliano non lo dirà mai apertamente ma i suoi luogotenenti, i capi della intelligence e dell’esercito non sono affatto contenti di questa accelerazione senza avere idea dei piani americani post-accordo sul nucleare iraniano. E in Medio Oriente non c’era certo bisogno di altre incertezze.
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