Riprendono oggi a Vienna i colloqui tra il gruppo dei 5+1 e l’Iran sul controverso programma nucleare iraniano, colloqui preceduti ieri da un incontro “preparatorio” tra i rappresentanti iraniani e i vertici dell’Agenzia Atomica Internazionale (AIEA).
Ufficialmente nulla è trapelato sull’incontro tra Iran e AIEA ma fonti non ufficiali riportano di un incontro di tre ore durante le quali i tecnici della AIEA hanno chiesto conto a quelli iraniani della recente scoperta di un laboratorio dove gli ingegneri iraniani stavano sviluppando un sistema di innesco per ordigni nucleari molto più complesso e veloce di quello che stavano implementando nei laboratori sotterranei di Esfahan scoperto un anno fa. Il nuovo laboratorio sarebbe integrato nell’impianto di Chalus, nel nord dell’Iran. Gli ispettori dell’AIEA si chiedono per quale motivo l’Iran starebbe implementando detonatori nucleari se dice di non perseguire l’obbiettivo di dotarti di armi atomiche.
Ed è la stessa domanda che si dovrebbero fare i burocrati del 5+1 invece di pensare a come fare per togliere ulteriori sanzioni all’Iran. Oltretutto, secondo fonti di intelligence israeliane, appena effettuata la scoperta agli ispettori della AIEA è stato interdetto l’ingresso al laboratorio di Chalus accampando motivi di “difesa nazionale”. Il centro di Chalus è infatti etichettato come “impianto per lo sviluppo di armi” ed è lo stesso impianto dove vengono sviluppati i missili balistici iraniani. Ora, l’accoppiamento “missili balistici” con “detonatori nucleari” dovrebbe quantomeno far drizzare le orecchie a parecchia gente.
E poi c’è la questione dell’impianto ad acqua pesante di Arak. Per quale motivo produrre acqua pesante, che serve quasi esclusivamente alla produzione di plutonio, se non si vuole costruire un ordigno nucleare? Gli iraniani hanno incentrato tutti i colloqui sulla produzione di uranio arricchito mentre con molta probabilità hanno scelto la via più facile e veloce per raggiungere il loro obbiettivo di dotarsi di armi nucleari, quella cioè di usare il plutonio al posto dell’uranio come materiale fissile. Il procedimento sarebbe più “discreto” perché permetterebbe di estrarre plutonio anche da barre di combustibile di uranio utilizzate a scopi civili e addirittura esauste.
In sostanza l’Iran non ha adempiuto agli impegni presi con l’AIEA nel novembre scorso secondo i quali Teheran avrebbe dovuto attuare 15 misure per garantire la piena trasparenza del suo programma nucleare, misure che tra le altre cose comprendevano il pieno accesso degli ispettori internazionali a qualsiasi sito (disatteso come nel caso di Chalus), lo stop alla costruzione e sviluppo del reattore di Arak e altre cose tra le quali una considerevole riduzione della produzione di uranio arricchito al 20%. Ed è qui che sta l’inganno. L’Iran ha effettivamente ridotto la produzione di uranio arricchito e dimezzato le sue scorte dando così l’impressione di cedere alle pressioni internazionali quando invece ha semplicemente cambiato strada virando decisamente verso quella del plutonio.
Tuttavia questo non sembra preoccupare le potenze occidentali e in particolare gli Stati Uniti. Il Presidente Obama è troppo impegnato a riprendere gli affari con Teheran e a dare l’impressione di aver ottenuto una grande vittoria diplomatica per curarsi degli effettivi obbiettivi iraniani, tutti gli altri gli vanno dietro come pecore. Russia e Cina sostengono da sempre l’Iran quindi tacciono per convenienza geo-politica ed economica. E così gli Ayatollah marciano spediti verso la bomba atomica.
Scritto da Noemi Cabitza
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