Quello che fino a poco tempo fa era solo un forte sospetto, cioè una alleanza tra Hamas e ISIS nel Sinai, oggi è pressoché una certezza dopo la conferma che importanti membri di Hamas esperti di esplosivi e di combattimento si sono spostati da Gaza alla Penisola del Sinai e che hanno attivamente partecipato all’attentato contro l’aereo russo esploso in volo dopo il decollo da Sharm El Sheikh.
Il nome che spicca più di tutti è quello di Abdullah Mohammed Sayyid Kishta, noto esponente di Hamas esperto di bombe, esplosivi e guerra anticarro, trasferitosi già da diverso tempo da Gaza al Sinai per addestrare i membri di Ansar Bait al-Maqdis (ABAM – Sostenitori della Santa Casa), il gruppo terrorista affigliato al ISIS che opera nel Sinai, all’uso degli esplosivi e alla loro costruzione. Ci sarebbe lui dietro all’assemblaggio della bomba che ha abbattuto l’aereo russo. Nelle comunicazioni tra alcuni membri di Ansar Bait al-Maqdis e i vertici del ISIS in Siria intercettate dal Mossad e dai servizi segreti egiziani poco prima dell’attentato, si parlerebbe di un tipo di esplosivo non rilevabile dai normali controlli aeroportuali inventato proprio da Kishta. Sempre Abdullah Mohammed Sayyid Kishta sarebbe il coordinatore del più sanguinoso attentato che ha colpito contemporaneamente Israele ed Egitto, quello del 7 ottobre 2014 contro luoghi turistici nel Sinai nel quale hanno perso la vita 21 israeliani, un numero imprecisato di egiziani e che ha provocato 171 feriti. Quello fu il primo attacco che vide impegnate contemporaneamente cellule terroristiche palestinesi, egiziane e beduine.
Ma la lista dei membri di Hamas che attraverso i tunnel si sono trasferiti nel Sinai per combattere con ABAM è molto lunga e comprende per buona parte esponenti delle Brigate Izz al-Din al-Qassam. Inizialmente si pensava che fossero solo gli appartenenti all’ala salafita ad essersi trasferiti nel Sinai, ma di recente si è scoperto che anche membri di alto rango di Hamas non legati ai gruppi salafiti operano insieme ad Ansar Bait al-Maqdis il che fa pensare e temere una alleanza strutturale tra Hamas e ISIS, una alleanza sempre più stretta che vede coinvolti anche alcuni gruppi di beduini che abitano la Penisola del Sinai. I servizi segreti egiziani hanno individuato nel massiccio montuoso di Jabal Yalak la sede operativa di questa alleanza tra ISIS e Hamas. Sarebbe proprio sul monte Jabal Yalak dove i terroristi si addestrano e dove vengono coordinate tutte le operazioni terroristiche.
Le contromisure e il coordinamento tra Israele ed Egitto
I servizi segreti egiziani hanno dovuto ammettere di aver sottovalutato per molto tempo gli avvisi lanciati dal Mossad in merito alla collaborazione tra Hamas e Ansar Bait al-Maqdis e ora si cerca di correre ai ripari. Secondo il Mossad le prime collaborazioni tra i due gruppi terroristici risalgono ai tempi della caduta di Mohamed Morsi, teoria provata dalle intercettazioni delle comunicazioni tra il Sinai e la Striscia di Gaza. Nel corso del tempo questa collaborazione si è perfezionata ed è diventata anche di tipo finanziario oltre che strategica sfociando nella recente visita a Gaza di Abu Osama al-Masri, capo del ISIS nel Sinai. Non è chiaro se i vertici politici di Hamas approvino questa alleanza, di sicuro si sa che il tutto è stato organizzato e pianificato da Saleh al-Arouri, alto esponente di Hamas che risiede in Turchia, il che fa pensare che anche i vertici politici del gruppo terrorista palestinese si siano adattati al nuovo scenario. Da questa situazione ne scaturisce la necessità di uno stretto coordinamento tra Israele ed Egitto e in particolare ne deriva la necessità di uno scambio di informazioni tra il Mossad e il Mukhabarat, il servizio segreto egiziano. Proprio in questi giorni al Cairo ci sarebbero riunioni di alto livello tra i vertici del Mossad e del Mukhabarat per decidere le contromisure da adottare e per coordinare una serie di azioni volte a colpire sia Hamas che Ansar Bait al-Maqdis. Al Mossad non nascondono le forti preoccupazioni per l’evolversi della situazione nel Sinai e prima che sia troppo tardi si vorrebbe studiare un piano coordinato di intervento per riprendere il controllo della strategica penisola. C’è anche un discorso economico oltre che di sicurezza che riguarda l’Egitto. A causa della situazione nel Sinai e soprattutto a causa dell’attentato all’aero russo, le spiagge egiziane sul Mar Rosso sono rimaste desolatamente deserte durante le feste natalizie (nonostante gli accordi con Israele per facilitare il transito dei turisti da Eilat) e questo sta costando centinaia di milioni di dollari al Governo egiziano, ragion per cui al Cairo si sono finalmente convinti a collaborare più attivamente con Israele per risolvere la questione. In queste ore si starebbe decidendo sulla possibilità di concedere l’autorizzazione ai droni israeliani di volare sui cieli del Sinai allo scopo di individuare gli obbiettivi da passare all’esercito egiziano e forse anche la possibilità di colpire detti obbiettivi direttamente. Ormai è chiaro, la lotta ad Hamas e al ISIS nel Sinai è una priorità sia per Israele che per l’Egitto.
Scritto da Paola P.
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