Israele o Grande Palestina? Comunità internazionale a un bivio

23 Aprile 2014

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Proprio ieri parlavamo del fatto che Abu Mazen avesse ammesso (confermato) di non volere alcun trattato di pace con Israele che preveda la costituzione di due Stati per due popoli ma volesse uno Stato unico binazionale e che per arrivare a questo sarebbe disposto a smantellare la ANP (Autorità Nazionale Palestinese).

Oggi emerge un fatto nuovo che sotto certi aspetti è persino più inquietante del fatto che il leader della ANP ammettesse con estrema semplicità di volere uno Stato unico: una delegazione della OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) si recherà a brevissimo nella Striscia di Gaza per concordare con Hamas la riunificazione tra il gruppo terrorista e Fatah. Insomma, un giorno Abu Mazen parla di smantellare la ANP e il giorno dopo lavora all’unificazione con Hamas.

Quali sono i veri obbiettivi di Abu Mazen e di Hamas?

In realtà lo Stato unico binazionale è solo un primo passo, quello che vogliono realmente le fazioni palestinesi, Fatah e Hamas, non è nemmeno lo Stato binazionale ma è la progressiva cancellazione di Israele attraverso il predominio etnico-demografico e la costituzione della “Grande Palestina” più volte immaginata e persino mostrata dallo stesso Abu Mazen.

Bene, come per lo Stato binazionale nemmeno questa è una novità. Tutti sanno quello che vogliono realmente i palestinesi tanto che lo hanno scritto ben in chiaro sui loro atti costitutivi, solo che hanno fatto finta di non vederlo portando avanti all’infinito la farsa dei colloqui di pace con Israele. Su questo pesano come un macigno le responsabilità della Amministrazione americana e dei burocrati europei. Il problema è che adesso non possono più far finta di non vedere quali siano le intenzioni di Abu Mazen e dei suoi colleghi di Hamas e così la comunità internazionale si trova a un bivio: o appoggia il piano palestinese per la progressiva cancellazione di Israele, oppure appoggia Israele e il suo Diritto all’esistenza. Non ci sono più vie di mezzo, non ci sono più colloqui di pace da salvaguardare (se mai ci sono stati). O si appoggia la nascita della Grande Palestina e la conseguente distruzione di Israele, oppure si appoggia Israele e la fine di ogni idea di Stato palestinese.

La soluzione

Non è più possibile portare avanti questa costosissima farsa dei due Stati per due popoli e siccome non è pensabile che Israele ceda senza combattere alla volontà palestinese di cancellare lo Stato ebraico, si deve iniziare a pensare al destino dei territori arabi denominati impropriamente Palestina. Una soluzione, ventilata tempo fa ma purtroppo subito scartata da quasi tutti o non debitamente approfondita, è quella che i territori arabi tornino ai loro legittimi proprietari, cioè alla Giordania e all’Egitto. Non è facile, i giordani non vogliono mettersi in casa gente come l’OLP, l’ultima volta che lo hanno fatto si sono trovati in mezzo a una guerra civile, mentre gli egiziani per riannettersi la Striscia di Gaza dovrebbero fare un lungo lavoro di bonifica per eliminare i gruppi terroristici che la infestano. Ma, seppur di difficile attuazione, è l’unica via percorribile che tuteli l’esistenza di Israele e i Diritti delle popolazioni arabe di Cisgiordania e Striscia di Gaza.

Insomma, siamo a un bivio storico e la Comunità Internazionale non può continuare a far finta di nulla. La storiella dei due Stati per due popoli è definitivamente tramontata e non certo per volontà israeliana, sfatiamo questo tabù. Occorre andare oltre e pensare alla soluzione definitiva di questo contenzioso. Occorre lavorare su un altro livello, cioè al ritorno della Cisgiordania e della Striscia di Gaza ai loro legittimi proprietari e di smetterla una volta per tutte con la favoletta della Palestina.

Scritto da Miriam Bolaffi

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