Israele è quasi bloccato nelle risposte militari alle tante provocazioni che arrivano da parte di Hezbollah e di Hamas ed è attestato in posizioni prettamente difensive. A provocare questa situazione è l’avvicinarsi della data della fase finale degli europei di calcio under 21 che si terrà in Israele dal 5 al 18 giugno.
Infatti a Gerusalemme si rendono perfettamente conto che una risposta militare articolata a tali provocazioni provocherebbe una reazione da parte dei gruppi per il boicottaggio di Israele e dei tanti gruppi e sigle pacivendole che pullulano in tutto il mondo, reazioni che come sempre prescindono dal fatto che Israele abbia ragione o meno.
Ma se lo sanno a Gerusalemme lo sanno anche a Damasco, a Beirut, a Ramallah, a Gaza e, soprattutto, a Teheran. Per questo negli ultimi giorni sono aumentate le provocazioni sul Golan, lungo il confine con il Libano, a Gaza e in Cisgiordania ed è prevedibile che nei prossimi giorni e settimane aumenteranno ancora.
Proprio ieri il numero due di Hezbollah, Sheikh Naim Qassem, ha rilasciato una intervista alla TV libanese Al-Mayadeen, affiliata al gruppo terrorista libanese, nella quale parla apertamente di una “apertura del fronte del Golan” da parte della Siria e di Hezbollah. Qassem ha confermato che quando Assad ha parlato di espandere la guerra siriana alle alture del Golan e quindi a Israele “era molto serio” e che Hezbollah è pronto a fare la sua parte.
Della situazione di stallo in cui si è venuto a trovare Israele se ne sta approfittando anche l’Iran che, secondo fonti di intelligence israeliane, è deciso più che mai a trasferire armi sofisticate a Hezbollah e che approfitterà di questo periodo per farlo ben sapendo che difficilmente Israele effettuerà un raid sulla Siria con il rischio di una risposta armata siriana proprio durante lo svolgimento degli europei di calcio under 21.
E vogliamo parlare dei palestinesi? Lo Shin Bet è in fibrillazione. Ci sono una infinità di segnali che durante lo svolgimento degli europei di calcio under 21 i palestinesi intensificheranno le loro azioni violente nella speranza di attirare l’attenzione internazionale. Si parla addirittura di “terza intifada a tempo”, cioè una intifada studiata appositamente per quel periodo.
Insomma, le finali degli europei di calcio under 21 rischiano di trasformarsi nella migliore delle armi a disposizione dei terroristi di mezzo mondo e degli odiatori di Israele. Purtroppo anche in questo caso è evidente che l’odio anti-israeliano è talmente forte da rendere la vita degli israeliani tutt’altro che “normale” e che anche lo sport diventa non solo un motivo di discriminazione ma anche un mezzo per colpire militarmente Israele.
Noemi Cabitza
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