Israele: ecco il perché della linea anti-israeliana di Catherine Ashton. C’è conflitto di interessi

27 Febbraio 2013

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Molti di coloro che seguono le vicende medio-orientali si sono spesso chiesti da cosa derivasse il comportamento anti-israeliano del rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton. Antisemitismo? Odio verso Israele? Amore per gli arabi? La soluzione è molto più semplice: la baronessa inglese ha dei cospicui interessi in Medio Oriente, interessi correlati al mondo arabo e chiaramente contrapposti a quelli israeliani.

La chiave di lettura sta in due nomi: Peter Kellner e YouGov. Il primo nome è quello del marito di Catherine Ashton mentre il secondo è quello della società internazionale di sondaggi, analisi di mercato e servizi di ricerca per i governi di cui Peter Kellner è presidente. YouGov è diventata talmente importante nel suo settore da arrivare a condizionare le scelte di molti Governi, l’economia di diversi Paesi e persino le tendenze di mercato. Un sondaggio fatto da YouGov viene preso molto in considerazione dalla politica internazionale che non esita a commissionare indagini di ogni tipo.

Ora, succede spesso che stranamente le indagini svolte da YouGov sul Medio Oriente penalizzino Israele mentre sembrano particolarmente benevole per le monarchie del Golfo e persino per l’Arabia Saudita. Solo negli ultimi mesi YouGov ha lanciato diversi sondaggi sul boicottaggio dei prodotti israeliani e persino sul fatto che gli artisti israeliani siano o meno graditi agli inglesi, cioè se potessero o meno esibirsi o fare iniziative in Gran Bretagna. Gli editoriali anti-israeliani al vetriolo di Peter Kellner (e non solo su YouGov ma anche su prestigiose testate internazionali) non si contano.

Come mai? Perché una società internazionale che guadagna milioni di dollari l’anno e può condizionare le politiche di diversi Governi è così smaccatamente schierata contro Israele? Anche qui la soluzione sta tra le righe, in particolare quelle che riguardano i soci della società. E stato molto difficile ottenere informazioni sui soci di YouGov perché la lista non è pubblica. Tuttavia qualche informazione indicativa riamo riusciti ad ottenerla. Così scopriamo che tra i soci di YouGov ci sono diversi emiri del Golfo, qualche sceicco arabo e che la società ha una importantissima sede a Dubai (presso il Cayan Business Centre) da dove dirige tutte le ricerche riguardanti il Medio Oriente. Altri uffici sono in Arabia Saudita a Dammam, Jeddah e Riyadh. La cosa di per se non sarebbe sospetta, molte società internazionali hanno sedi a Dubai, se non fosse che oltre alla partecipazione societaria di emiri e sceicchi (tra i quali l’Emiro del Qatar), le ricerche e i sondaggi sui regni di detti sceicchi ed emiri sono sempre particolarmente benevole e in pochi anni sono riuscite a convogliare molti investimenti internazionale dalle parti del Golfo Persico.

YouGov usa quindi la sua influenza e la sua presunta credibilità per agevolare le monarchie del Golfo il che, tradotto in dollaroni, sono decine e decine di milioni di dollari che entrano nelle sue casse.

E chi è il nemico giurato delle monarchie del Golfo, a partire proprio dall’emiro del Qatar che sta finanziando a piene mani Hamas? Naturalmente è Israele. Chiaro quindi che una società importantissima come realmente è YouGov dove l’azionariato è composto in parte da emiri e sceicchi e che da loro ottiene decine di milioni di dollari l’anno, non può non attaccare a spada tratta Israele insinuando una serie di dubbi che possano minarne l’economia e persino promuovendo, in maniera subdola e intelligente, un boicottaggio dei suoi prodotti.

Bene, per tornare quindi a Catherine Ashton, come può la baronessa inglese, rappresentante della politica estera europea, prendere decisioni o tenere una linea che vada a favore di Israele andando così contro gli interessi milionari del marito? Da qualsiasi parte del mondo questo si chiama conflitto di interessi.

Si spiega così il comportamento anti-israeliano di Catherine Ashton, un atteggiamento chiaramente sbilanciato e nemmeno tanto coerente visto che si danna l’anima ad ogni minimo accadimento che riguardi Israele e il conflitto con i palestinesi, ma si cura appena della tragedia siriana. E oggi questa donna rappresenterà l’Unione Europea nei colloqui con l’Iran sul suo programma nucleare. E non ci si faccia ingannare dal fatto che anche l’Iran è considerato nemico delle monarchie del Golfo. Gli emiri scelgono sempre quello che per loro è il male minore e le ultime azioni dell’emiro del Qatar fanno pensare ad un cauto avvicinamento a Teheran, magari con la mediazione dell’Egitto.

Miriam Bolaffi

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