Hezbollah: la Jihad della cocaina. Ma l’Europa chiude gli occhi

Ho rubato il titolo a uno stupendo articolo/inchiesta di Eldad Beck (Hezbollah’s cocaine Jihad) nel quale l’autore evidenzia i legami gi Hezbollah con i cartelli della droga messicana e sulle inchieste condotte negli Stati Uniti sul riciclaggio di denaro proveniente dalla vendita di cocaina che finanzia le attività terroristiche del gruppo terrorista sciita libanese.

Che Hezbollah avesse molti legami in Sudamerica lo sapevamo e ne avevamo anche parlato evidenziando come il gruppo terrorista libanese fosse in effetti la longa mano di Teheran in America Latina e di come grazie alla sua presenza e mediazione Teheran fosse riuscita a posizionare propri missili in Venezuela con un rischio immediato per gli Stati Uniti. Ma Eldad Beck va molto oltre. Lui arriva a ipotizzare un rischio ancora più grave e immediato grazie ai cosiddetti “tunnel del contrabbando”, cioè quei cunicoli scavati lungo il confine tra Messico e Stati Uniti che servono a introdurre la cocaina negli USA ma che possono essere funzionali a tanti altri scopi quali per esempio l’ingresso in territorio americano di armi di distruzione di massa e di terroristi.

Ed è grazie all’accordo tra Hezbollah e il cartello di messicano dei Los Zetas che quei tunnel possono veramente diventare una spina nel fianco degli Stati Uniti, quella che un rapporto presentato al Senato USA nel settembre 2010 (confermato e aggiornato nel 2012) ha definito una “seria minaccia alla sicurezza nazionale”.

Ho voluto estrapolare solo questo breve contesto dal lunghissimo articolo/inchiesta di Eldad Beck (che parla anche di altre cose molto interessanti) solo per ricollegarmi alla discussione tutt’ora in atto in Europa sull’opportunità o meno di inserire Hezbollah nella lista nera dei gruppi terroristici. C’è una corrente minoritaria, guidata dalla parlamentare italiana Fiamma Nirenstein, che chiede l’inserimento di Hezbollah nella lista nera e nel farlo cita fatti oggettivi compresi i rapporti dell’intelligence americana che dimostrano incontestabilmente la natura terroristica del gruppo sciita libanese.  Purtroppo però c’è un gruppo di potere che fa capo alla rappresentante della politica estera europea, Catherine Ashton, che invece sostiene ancora che Hezbollah è un partito politico e si rifiuta di vedere la realtà (non si sa quanto in maniera premeditata e in configurazione anti-israeliana) opponendosi all’inserimento di Hezbollah nella lista nera dei gruppi terroristici come invece hanno fatto gli Stati Uniti e altri Stati.

Questo intollerabile atteggiamento, che nella fantasia di qualche burocrate dovrebbe salvaguardare la stabilità del Libano, in effetti è un enorme regalo a Hezbollah e, di rimbalzo, all’Iran che attraverso le attività del gruppo terrorista libanese riesce a riciclare centinaia di milioni di dollari eludendo le sanzioni internazionali. Non solo, è uno schiaffo in faccia a tutti gli organismi mondiali che lottano contro il traffico internazionale di stupefacenti dato che è provato ampiamente che Hezbollah è al vertice di un vero e proprio cartello multinazionale del traffico della cocaina, un traffico che poi rende centinaia di milioni di dollari che servono a finanziare attività terroristiche in tutto il mondo.

E’ arrivato il momento che l’Europa apra gli occhi e che non solo inserisca Hezbollah nella lista nera dei gruppi terroristici ma che metta in atto tutte le misure necessarie ad impedire ai terroristi libanesi di continuare le loro attività criminali. Diversamente non sarà esagerato parlare di “Europa complice dei terroristi e dei trafficanti internazionali di droga”.

Sharon Levi

redazione

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