La settimana prossima le delegazioni di Hamas e della ANP (Autorità Nazionale Palestinese) si recheranno al Cairo per iniziare le trattative per un governo di Unità Nazionale sotto la mediazione dell’Egitto.
Hamas ha accettato di cedere la guida civile della Striscia di Gaza alla ANP ma non intende cedere il comando militare. In sostanza Hamas non ha alcuna intenzione di smobilitare le proprie milizie armate senza condizioni.
Il problema si è evidenziato dopo che il Presidente della ANP, Mahmoud Abbas, ha smentito quanto dichiarato solo pochi giorni fa dal funzionario della ANP incaricato di negoziare la riconciliazione con Hamas, Azzam Al-Ahmad, il quale aveva detto che la questione del disarmo delle milizie armate di Gaza non era in agenda e che se ne sarebbe parlato solo dopo il raggiungimento di un accordo. Abbas ha detto invece che la smobilitazione dell’ala armata di Hamas era una precondizione per un accordo e che non avrebbe consentito ad Hamas di trasformarsi in una specie di Hezbollah in salsa palestinese. Questa sostanziale marcia indietro ha spinto ieri la dirigenza di Hamas a porre alcune condizioni per poter firmare un accordo con la ANP.
Le condizioni chieste da Hamas
Ma quali sono le condizioni di Hamas per un Governo di unità nazionale? La prima è quella che tale governo dovrà traghettare i territori arabi sotto il controllo delle fazioni palestinesi verso libere elezioni da tenersi in Giudea, Samaria e nella Striscia di Gaza. La seconda condizione, forse quella più subdola, è quella che le milizie armate non saranno smobilitate fino a quando non si sarà raggiunto un accordo politico con Israele in merito alla nascita di uno Stato palestinese, cosa per nulla facile visto che sono 60 anni che se ne discute e che i cosiddetti palestinesi hanno rifiutato qualsiasi accordo politico raggiunto fino ad ora, compreso quello scaturito dagli accordi di Oslo che pure erano molto vantaggiosi per gli arabi.
La novità dell’accordo politico con Israele
Bisogna ammettere che la notizia secondo cui Hamas chiede un accordo politico con Israele, notizia che comunque va presa con le molle, è senza dubbio una novità che ha sorpreso un po’ tutti a Gerusalemme. Non è chiaro se è l’ennesima mossa di Hamas per prendere tempo e nel frattempo vedersi togliere le sanzioni imposte dalla ANP che stanno affamando Gaza, oppure se è una mossa politica che potrebbe portare veramente a un confronto negoziale con Israele il che comporterebbe da parte di Hamas un esplicito riconoscimento dello Stato Ebraico. Sinceramente un po’ tutti propendono per la prima ipotesi. Nessuno infatti crede che Hamas voglia riconoscere Israele rinunciando così a uno dei temi fondamentali della sua stessa esistenza, cioè la distruzione dello Stato Ebraico. Ennesima farsa quindi? Probabilmente si anche se il Presidente egiziano, Abdel Fattah el-Sisi, che si è preso l’impegno di negoziare tra le fazioni palestinesi, afferma che i cosiddetti palestinesi hanno tutte le buone intenzioni di arrivare a un accordo definitivo con Israele. Ma onestamente, chi si fida degli arabi?
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