Boicottare Israele è diventata una moda europea, una tendenza che fa tanta pubblicità gratuita anche quando chi boicotta non ha niente a che spartire né con Israele né con aziende israeliane. E’ il caso (ultima in ordine di tempo) della banca danese Danskebank che ha stilato una sorta di lista nera di aziende israeliane pur non avendo avuto mai rapporti con queste aziende.
Il Ministero degli Esteri israeliano ammette che a livello diplomatico si può fare ben poco contro questa nuova moda del boicottaggio verso i prodotti israeliani, in particolare verso quei prodotti provenienti da Cisgiordania e Gerusalemme est. Tuttavia noi riteniamo che sia possibile attuare una sorta di contro-boicottaggio coinvolgendo prima di tutto quelle ditte israeliane non boicottate, in prevalenza (guarda caso) aziende hi tech e farmaceutiche le quali potrebbero a loro volta negare i loro servizi a quegli Stati che fomentano il boicottaggio. In secondo luogo le aziende boicottate, dove lavorano migliaia di palestinesi, dovrebbero sostituire i lavoratori palestinesi con immigrati africani. Già il boicottaggio ai prodotti della Cisgiordania e Gerusalemme est è costato il posto a oltre 60.000 lavoratori palestinesi, giusto per dire quanto i boicottatori hanno a cuore gli amati palestinesi. Sostituendo i rimanenti lavoratori palestinesi con altrettanti lavoratori immigrati in Israele la cifra dovrebbe arrivare a circa 130.000. La fragilissima economia palestinese vive per buona parte delle entrate dei lavoratori arabi che operano nelle aziende e nelle fattorie israeliane. Per loro sarebbe un colpo devastante. Siccome in Europa a questo non si pensa, che siano gli stessi palestinesi a ricordarlo agli odiatori, ammesso che gliene freghi qualcosa.
Perché è anche questo il punto. Molto spesso dietro al boicottaggio dei prodotti israeliani c’è una ipocrisia di fondo che si basa non sulla presunta difesa dei Diritti dei cosiddetti palestinesi, ma sull’odio verso Israele e verso tutto ciò che è ebraico. Quella del boicottaggio ai prodotti provenienti dagli insediamenti è una scusa banale dato che proprio quei prodotti danno da vivere a decine di migliaia di famiglie palestinesi. Ne è un esempio lampante il recente caso di Scarlett Johansson e di Oxfam, dove la bravissima attrice americana è diventato il volto di una ditta israeliana, la SodaStream, e si è rifiutata di sottostare ai diktat di questa finta organizzazione umanitaria affermando, giustamente,che negli stabilimenti della SodaStream vi lavoravano centinaia di palestinesi fianco a fianco degli israeliani. Eppure, nonostante l’evidenza, questi “antisemiti umanitari” pretendevano e pretendono il boicottaggio della SodaStream.
Ma l’ipocrisia europea e internazionale tocca il massimo livello se si pensa che mentre viene proposto il boicottaggio dei prodotti israeliani si fanno affari milionari con i peggiori gruppi terroristici del mondo e con i regimi che li sostengono. E’ il caso di Hezbollah, dell’Iran, della Siria, delle multinazionali arabe legate al terrorismo wahabita e salafita. Si fanno affari con i peggiori regimi del mondo senza battere ciglio, ma si boicotta Israele.
Interessante a tal riguardo l’ipotesi del Ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, il quale nel riaffermare che il boicottaggio dei prodotti israeliani non ha niente a che vedere con gli insediamenti, sostiene che sia la progressiva islamizzazione dell’Europa a pesare sulle decisioni europee. Come dargli torto?
E allora chi ama veramente la libertà, chi ama i Diritti Umani, chi si oppone alle prepotenze islamiche spesso dettate da meri interessi economici, dovrebbe lanciare un chiaro messaggio comprando prodotti israeliani invece di boicottarli. Di seguito forniamo una serie di link utili a comprare prodotti israeliani e dalla prossima settimana lanceremo una campagna europea contro il boicottaggio dei prodotti israeliani. E’ arrivato il momento di reagire a questo piccolo gruppo di filo-islamici nazisti e antisemiti che stanno trasformando l’Europa in un califfato attaccando l’unica democrazia che ha avuto il coraggio di contrastarli.
Sharon Levi
Come comprare prodotti israeliani
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